Ciao a tutte, come alcune sanno vivo in spagna da poco e mi trovo bene però sono appena tornata da una vacanza fatta in Francia con amici italiani che avevamo conosciuto li nel nostro periodo francese e con mia mamma al seguito ... perché ora ho così nostalgia di casa? Mi manca un sacco tutta la mia vecchia vita, i miei vecchi amici e i vecchi posti che frequentavo.
Mi manca la semplicità di comunicazione e l'intesa tra persone che hanno la tua stessa cultura, con le tue abitudini di quando si era a casa. Non mi piace cercare qui Italiani per placare questa nostalgia, anche perché credo che le persone che vivono un'esperienza da expat sono differenti come se non fossero "purosangue" passatemi il termine.
Con questo non voglio dire che vorrei tornare in Italia ma non so perché ho quest'emozione, a voi è mai successo?
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Malinconia
#1
Posted 09 July 2014 - 03:58 PM
_elli_
Italia: 9.713 giorni - Germania: 915 giorni - Francia: 695 giorni - Uk: 232 giorni - Spagna: in progress
Italia: 9.713 giorni - Germania: 915 giorni - Francia: 695 giorni - Uk: 232 giorni - Spagna: in progress
#2
Posted 12 July 2014 - 06:50 AM
ciao elli, sono una possibile futura expat... ma ho già vissuto questa sensazione...
quello che stai provando è assolutamente normale...ti garantisco che queste emozioni le avresti potuto vivere anche rimanendo in italia, non dipendono esclusivamente dal luogo...ma dalla crescita interiore...stai facendo "un salto di crescita" come si dice per i bambini...
io sono nata e vissuta a venezia fino ai 18 anni, poi ho fatto medicina a catania (eravamo qui in vacanza con i miei, ho fatto il test, sono entrata ed è obbligatorio frequentare il 1° anno dove vinci il concorso) e dal primo anno obbligatorio alla fine mi sono laureata qui. specializzazione a torino, 1° lavoro a venezia, ora lavoro da 8 anni qui vicino catania..si parla la stessa lingua, la stessa cultura, eppure io ho vissuto quello che stai provando tu ora più di qualche volta, sia a catania, che a torino dove ho vissuto circa 4 anni...e l'ho vissuto anche durante dei viaggi (ricordo in particolare un mese in belgio in adolescenza, prima lo adoravo, poi, assurdo, non sopportavo neppure le inflessioni proprie di ciascuna lingua tipo sfumature sonore a fine frase)...
stai vivendo un passaggio, come nei videogame stai "passando al livello superiore"...
potrei descrivere questo situazione "umorale" sotto un profilo meramente chimico, parlandoti di neurotrasmettitori e paroloni analoghi che non so se ti tranquillizzerebbero o meno (non ti conosco di persona...ecco il limite della rete...siamo tutti diversi e qualcosa che a qualcuno può "fare bene" ad altri può "fare male" dipende dal carattere e dal vissuto di ognuno di noi...non c'è un meglio o un peggio...siamo solo "diversi" e "unici"...e queste diversità si trasmettono con lo sguardo e la pelle)...c' è comunque un substrato biochimico a quello che stai vivendo...
posso parlarti dei miei salti di livello...non vorrei essere invadente facendo ipotesi sulla tua "anima"...
a volte sono piccole cose a scatenarli, a volte eventi importanti, ma tutti in comune hanno che dentro di noi cambia qualcosa, rielaboriamo il nostro vissuto fino a quel momento cambiando anche delle nostre vecchie convinzioni, mettiamo in discussione delle certezze e ci rendiamo indipendenti da esse, diventiamo più grandi, più forti...più "soli"...
e soprattutto nel momento del passaggio, di pari passo, ci manca la "spensieratezza" del livello precedente, ci manca la serenità che ci davano le vecchie certezze, ci manca sentire che potevamo appoggiarci e farci forza con "altri" che condividevano le "nostre idee", la "nostra cultura"...ci manca sentirci parte di un più o meno folto gruppo di persone "come noi"...stiamo male, da piangere come bambini...rivediamo delle scene vissute e ci viene da piangere ...e poi da ridere...ma fa malemale...
poi subentra la tenerezza, la nostalgia prima dolorosa e poi "dolce", della mamma che guarda il figlio che si fa male, rispetto a quello che eravamo noi prima e anche verso coloro che ci hanno accompagnato...
quando svoltiamo coesistono in noi sentimenti di "mancanza", di "vuoto" di quello che ci manca di quella vita e contemporaneamente, a istanti alterni, una sorta di dolce ricordo, tenera silente compagnia che non è più partecipe della nostra quotidianità ma "è dentro di noi" esclusivamente dentro, è divenuto parte delle nostre cellule, del nostro corpo...
...e diventiamo più consapevoli della solitudine che non è mancanza di affetti o di interessi comuni o di tradizioni o di lingua di un nostro "insieme"....è la solitudine dell'individuo. noi siamo abituati ad ingannare noi stessi sentendoci parte di un gruppo, ma dentro di noi sappiamo di essere soli...
qualcuno ha detto "nei momenti più importanti della nostra vita siamo soli". e aggiungeva "...pensa a quando vai di corpo...
)"
ti posso dire per esperienza personale che uno di quei momenti è il parto naturale (che non dipende né dal luogo né dal tempo...)...può esserci intorno chiunque, ma solo tu spingi fuori dal tuo corpo tuo figlio, facendoti male da sola, male da morire, pur di dare vita a lui...e solo tu puoi farlo...
e dai vita a qualcuno che sai già sarà solo...potrai dargli tutto l'amore del mondo...ma sarà solo...speri solo che lo scopra il più tardi possibile perché fa male. tanto.
ma questa è un'altra storia...
ti abbraccio forte forte
e come dice una persona che fa parte delle mie cellule...ti do una strizzatina
) un abbraccio forte, dolce che fa piangere prima... poi sorridi...poi ridi...con un dolore dolce dentro, ma ridi...
sorridi alla vita
quello che stai provando è assolutamente normale...ti garantisco che queste emozioni le avresti potuto vivere anche rimanendo in italia, non dipendono esclusivamente dal luogo...ma dalla crescita interiore...stai facendo "un salto di crescita" come si dice per i bambini...
io sono nata e vissuta a venezia fino ai 18 anni, poi ho fatto medicina a catania (eravamo qui in vacanza con i miei, ho fatto il test, sono entrata ed è obbligatorio frequentare il 1° anno dove vinci il concorso) e dal primo anno obbligatorio alla fine mi sono laureata qui. specializzazione a torino, 1° lavoro a venezia, ora lavoro da 8 anni qui vicino catania..si parla la stessa lingua, la stessa cultura, eppure io ho vissuto quello che stai provando tu ora più di qualche volta, sia a catania, che a torino dove ho vissuto circa 4 anni...e l'ho vissuto anche durante dei viaggi (ricordo in particolare un mese in belgio in adolescenza, prima lo adoravo, poi, assurdo, non sopportavo neppure le inflessioni proprie di ciascuna lingua tipo sfumature sonore a fine frase)...
stai vivendo un passaggio, come nei videogame stai "passando al livello superiore"...
potrei descrivere questo situazione "umorale" sotto un profilo meramente chimico, parlandoti di neurotrasmettitori e paroloni analoghi che non so se ti tranquillizzerebbero o meno (non ti conosco di persona...ecco il limite della rete...siamo tutti diversi e qualcosa che a qualcuno può "fare bene" ad altri può "fare male" dipende dal carattere e dal vissuto di ognuno di noi...non c'è un meglio o un peggio...siamo solo "diversi" e "unici"...e queste diversità si trasmettono con lo sguardo e la pelle)...c' è comunque un substrato biochimico a quello che stai vivendo...
posso parlarti dei miei salti di livello...non vorrei essere invadente facendo ipotesi sulla tua "anima"...
a volte sono piccole cose a scatenarli, a volte eventi importanti, ma tutti in comune hanno che dentro di noi cambia qualcosa, rielaboriamo il nostro vissuto fino a quel momento cambiando anche delle nostre vecchie convinzioni, mettiamo in discussione delle certezze e ci rendiamo indipendenti da esse, diventiamo più grandi, più forti...più "soli"...
e soprattutto nel momento del passaggio, di pari passo, ci manca la "spensieratezza" del livello precedente, ci manca la serenità che ci davano le vecchie certezze, ci manca sentire che potevamo appoggiarci e farci forza con "altri" che condividevano le "nostre idee", la "nostra cultura"...ci manca sentirci parte di un più o meno folto gruppo di persone "come noi"...stiamo male, da piangere come bambini...rivediamo delle scene vissute e ci viene da piangere ...e poi da ridere...ma fa malemale...
poi subentra la tenerezza, la nostalgia prima dolorosa e poi "dolce", della mamma che guarda il figlio che si fa male, rispetto a quello che eravamo noi prima e anche verso coloro che ci hanno accompagnato...
quando svoltiamo coesistono in noi sentimenti di "mancanza", di "vuoto" di quello che ci manca di quella vita e contemporaneamente, a istanti alterni, una sorta di dolce ricordo, tenera silente compagnia che non è più partecipe della nostra quotidianità ma "è dentro di noi" esclusivamente dentro, è divenuto parte delle nostre cellule, del nostro corpo...
...e diventiamo più consapevoli della solitudine che non è mancanza di affetti o di interessi comuni o di tradizioni o di lingua di un nostro "insieme"....è la solitudine dell'individuo. noi siamo abituati ad ingannare noi stessi sentendoci parte di un gruppo, ma dentro di noi sappiamo di essere soli...
qualcuno ha detto "nei momenti più importanti della nostra vita siamo soli". e aggiungeva "...pensa a quando vai di corpo...

ti posso dire per esperienza personale che uno di quei momenti è il parto naturale (che non dipende né dal luogo né dal tempo...)...può esserci intorno chiunque, ma solo tu spingi fuori dal tuo corpo tuo figlio, facendoti male da sola, male da morire, pur di dare vita a lui...e solo tu puoi farlo...
e dai vita a qualcuno che sai già sarà solo...potrai dargli tutto l'amore del mondo...ma sarà solo...speri solo che lo scopra il più tardi possibile perché fa male. tanto.
ma questa è un'altra storia...
ti abbraccio forte forte
e come dice una persona che fa parte delle mie cellule...ti do una strizzatina

sorridi alla vita
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